Questo ottobre segna l'uscita di "The agent Intellect", il terzo e miglior lavoro fino ad oggi dei Protomartyr. L'album prende il nome da un'antica questione filosofica su come la mente opera in relazione al sé, è un'ostentazione elegante e spesso devastante di tutto ciò che rende Protomartyr così vitali e viscerali in modo davvero unico e personale. Nel corso di diversi mesi, Greg Ahee ha guadato attraverso più di un centinaio di frammenti di canzoni fino a raggiungere le melodie senza fondo di "I Forgive You" e "Clandestine Time", le profondità di inchiostro di "Pontiac '87" ed il titanico sferragliare di "Why Does It Shake?". A livello lirico Casey è al massimo della sicurezza di sé e davvero inquietante. Umanizza il male in "The Devil in His Youth", e nel pop carbonizzato di "Dope Nube", ci rassicura che nulla - non Dio, non il denaro - può o impedirà alla nostra mente di arrovellarsi finché un finalmente non svaniremo. Siamo niente e nessuno, declama, senza i nostri pensieri. È questo il tema che echeggia per l'intero album, ma mai in modo così bello come in "Ellen". Il brano prende il nome di sua madre ed è scritto dalla prospettiva del suo defunto padre, è una canzone così romantica che difficilmente ne sentirete altre di questo livello quest'anno. Casey promette di aspettarla dall'altra parte, con i ricordi che lei ha perso stretti al sicuro tra le sue mani.
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